Nella Valle di Arroscia, nell’entroterra di Albenga, viene coltivato un aglio antico, che ha rischiato di andare perduto: l’aglio di Vessalico.
Cresce su un terreno asciutto, drenato e calcareo: è un ambiente impervio, ma il mare è vicino, e il clima mite è l’ideale per la coltivazione dell’aglio. Gli agricoltori locali si tramandano i bulbi di generazione in generazione, insieme alle tecniche di coltivazione e confezionamento.
La coltivazione è manuale e soprattutto biologica, scelta finalizzata a preservare le caratteristiche chimiche e organolettiche dell’aglio. Negli ultimi anni, inoltre, è stata introdotta con successo la tecnica della solarizzazione, che sterilizza il terreno grazie al calore del Sole.
L’artigianalità è necessaria, perché è un’agricoltura sui tradizionali terrazzamenti. Ci vogliono attenzione e lavoro manuale, che ritroviamo nel confezionamento: le teste d’aglio non sono recise dalla pianta, ma unite in trecce fatte a mano (reste) con tredici teste. L’operazione va svolta la sera e la mattina, quando le teste d’aglio sono più umide e le foglie non si spezzano.
La passione condivisa dei produttori ha trovato il supporto della Fondazione Slowfood che ha creato il Presidio dell’aglio di Vessalico.